Sono seduta in un bar a bere un caffè, in attesa che la pioggia ormai ininterrotta di questi giorni mi permetta di camminare per strada senza diventare vittima indifesa di automobili indisciplinate e bagnarmi come un pulcino perché sprovvista di ombrello.
E qui mi viene da pensare a Dylan Dog, il famoso personaggio di un noto fumetto ambientato in Inghilterra, che se ne andava in giro sempre senza ombrello ritenendolo un oggetto inutile, soprattutto quando non piove.
Vabbè, non tergiversiamo e torniamo alla mia cronaca di un giorno di pioggia che mi vede rintanata in un bar.
Accanto a me una coppia con lei in dolce attesa.
Mentre mi accingo a zuccherare il caffè, vedo avvicinarsi due ragazze che si gettano festanti sulla coppia.
L’uso smodato dei decibel e la tendenza ad allungare le vocali (ciaaaaoooo, che beeeelloooo, non lo sapevooooo, è maschiooooo o feminaaaaaa, e come lo chiaaamaaateeee, ciccciiiiniii) attivano in me una reazione non chiaramente decifrabile, ma il buon senso e la grande capacità di sopportazione di cui sono dotata, frena qualsiasi reazione spontanea.
Allora mi immedesimo nel quartetto accanto a me e mi metto in ascolto.
La futura mamma dice che è un maschietto, (o meglio un maschieeeettoooo).
Lui, con grande convinzione si gonfia il petto e, orgoglioso, annuncia: “Elon”.
Silenzio Tombale.
Il caffè quasi mi va di traverso.
Elon? Come Elon Musk? Ma ho sentito bene?
Li guardo e resto basita. Non riesco nemmeno a seguire più la conversazione che il quartetto festante porta avanti tra sorrisi e vocali allungate.
E mi tuffo nelle mie riflessioni.
In Italia, soprattutto al sud, è ancora tradizione che i figli prendano il nome dei nonni, creando una lunga schiera di Giuseppe, Antonio, Maria e Anna. Pratica intrisa di affetto e rispetto per gli antenati, che sebbene possa ormai sembrare superata, continua ad esistere.
Durante il periodo fascista esisteva invece un incentivo finanziario per chiamare i propri figli con nomi patriottici, a dimostrazione dell’influenza del regime sulle scelte personali dei cittadini.
Negli anni ’80 invece i nomi dei protagonisti delle telenovelas e dei film iniziarono a spopolare. Nomi come Samantha, Lucas e Isabella divennero comuni, riflettendo l’ammirazione per i nuovi idoli dello schermo.
O ancora il nome Diana ha visto una grande diffusione negli anni ’90, ispirato dalla Principessa Diana del Regno Unito. Così come molti cognomi sono diventati nomi propri, ad esempio, Madison, Taylor, o Jordan.
Pago ed esco. Pioviggina. Mi incappuccio e vado verso casa.
Ma un pensiero atroce però continua a frullarmi in testa… Elon… Come Elon Musk!
Nomen omen, penso: il detto latino suggeriva che il destino è nel nome. La scelta di esso, quindi, può avere un impatto significativo sulla vita di una persona.
E allora borbotto perplessa per questa scelta figlia di tempi sempre più duri, nuovi idoli e nuove mode…
Perché se è vero che Nomen omen, allora…Amen !